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Alla scuola media “F. Tosi” una giornata di sensibilizzazione sul fenomeno mafioso

Alla scuola media “F. Tosi” una giornata di sensibilizzazione sul fenomeno mafioso

In vista del 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, martedì 7 marzo alle scuole medie “Franco Tosi” c’è stato un importante incontro per i ragazzi delle classi terze nell’ambito del progetto di educazione civica.

In Aula Magna, introdotti dalla Dirigente Scolastica, Prof.ssa Maria Carelli, e alla presenza di alcuni membri dell’Associazione Libera e di Orlando Mastrillo, giornalista di Varesenews che si occupa di cronaca giudiziaria, tutte le classi terze hanno incontrato la Sig.ra Marisa Fiorani, madre di Marcella di Levrano, vittima di mafia.

Per circa due ore è stata ricordata, cioè “riportata nel nostro cuore e resa di nuovo viva”, la vita di questa giovane donna pugliese, che – come è stato sottolineato da Mastrillo – “non è stata un grande eroe, ma un piccolo granello di sabbia, che è però riuscito a inceppare dal basso una potente macchina di morte”.

La vita di Marcella – racconta la signora Fiorani – non è stata semplice: nata a Mesagne, in Puglia, nel 1964, cresciuta con la mamma e due sorelle, durante le scuole superiori entra nel mondo della tossicodipendenza. Dopo quattro anni problematici, Marcella torna ad essere serena e rivela alla madre di aspettare un bambino. Scrive sulle pagine del suo diario: “Sei nato per amore e di amore voglio che sia piena la tua vita”. Dopo la nascita di Sara, lei non vuole che la sua bambina cresca, come lei senza un padre, così ricontatta il giovane, ma, nuovamente rifiutata, cade di nuovo nella disperazione e nella droga e comincia a frequentare persone pericolose e senza scrupoli legate alla Sacra Corona Unita. 

Il 24 giugno 1987, benché non ci fosse ancora una legge che proteggeva i collaboratori di giustizia, Marcella, con “un atto di follia in positivo, gratuito e di grande generosità verso la propria terra”, decide a riprendere in mano la sua vita, rompendo la logica di omertà e intimidazione, e inizia a collaborare con le Forze dell’Ordine, denunciando tutto ciò che aveva visto e conosciuto e a fare nomi e cognomi delle persone che giravano intorno allo spaccio e al traffico della droga. Avrebbe dovuto inoltre essere la prima testimone nel maxi-processo contro la Sacra Corona Unita nel novembre 1990. 

Ma divenuta una persona scomoda, scompare l’8 marzo 1990 e un mese dopo, il 5 aprile, il suo corpo viene ritrovato con il viso sfigurato e irriconoscibile, morte destinata ai traditori secondo il “codice d’onore” della Sacra Corona Unita.

Al termine del racconto, più volte interrotto dalla commozione e dagli applausi, i ragazzi sono intervenuti con domande e richieste di approfondimenti.

L’incontro si è concluso con l’invito della signora Fiorani ai ragazzi a studiare, perché “la mafia ha più paura della scuola, dell’istruzione e della cultura che della magistratura e della giustizia”.

È stato un importante momento di riflessione sui valori della scelta e del sacrificio di tanti, più di mille, uomini e donne vittime di mafia.

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